Mimmo Cecchini se ne è andato. Colto, affabile, gentile. Un intellettuale, che ha servito i propri ideali rivoluzionari, in tante vite. Dal '68 di Valle Giulia, alla Columbia, da Lotta Continua a fianco dei movimenti di lotta per la casa alla Magliana, allo Svimez, dall'Università all'Inu.
Ma sono gli anni da assessore all'urbanistica di Roma che hanno riempito la sua vita. Ed il suo lascito è straordinario.
Non solo nelle opere e nell'urbanistica, ma nei sui insegnamenti che ha donato a tutti noi.
Da Assessore ho avuto l'onore di intensificare il confronto con lui, che poi ultimamente si era diluito e rarefatto per i suoi problemi di salute. Un confronto fatto di sostegno ed incitamento, di consigli appassionati.
Pensando in queste ore, mi vengono in mente tre grandi insegnamenti: il primo, quando diceva "nella vita c'è chi fa e chi non fa". Chi si ferma all'elaborazione e rifugge, o fugge, dalle responsabilità di governo e chi come lui, colto e intellettuale, non ha mai rinunciato a misurarsi con la realtà da plasmare e governare.
Il secondo, quando nel difendere il suo lascito più grande e cioè il nuovo PRG di Roma ci invitava con forza a misurarci con la sua efficacia e intervenire per modificarlo e renderlo più efficace, considerando il prodotto più importante della sua elaborazione intellettuale, non come un feticcio da porre sotto una teca ma come uno strumento per migliorare la vita delle persone da misurare tutti i giorni e rendere sempre attuale, proprio per conservarne gli obiettivi, davvero visionari, che aveva avuto il coraggio di affermare.
Il terzo è lo stile di vita e di lavoro, pacato e gentile ma fermo e netto nel difendere la verità delle cose, contro quelle letture false e demagogiche che, spesso per pura lotta politica, distorcono i fatti condendoli di menzogne. Egli stesso si difese con puntiglio da accuse ingenerose, che come sempre fanno più male quando provengono dal proprio campo. E che, peraltro, quasi sempre provengono dal proprio campo.
Credo sia riuscito nel suo intento, nel riempire una vita e nel lasciare una eredità feconda e una città migliore di come l'aveva a sua volta ereditata.
Ci sarebbe poi un quarto insegnamento, e cioè il suo amore per la bicicletta.
Ma questo ancora non riesco a metterlo in pratica.
Maurizio Veloccia