Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico: volontari in prima linea
Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico è un corpo di volontari, riconosciuto dallo Stato, a cui è affidato il compito del soccorso degli infortunati, della ricerca e del soccorso dei dispersi e del recupero dei caduti nel territorio montano, nell’ambiente ipogeo e nelle zone impervie del territorio nazionale.
Nasce nel 1954, come sezione nazionale del Club Alpino Italiano, quindi festeggia quest'anno i suoi settant'anni di attività anche come struttura operativa del Servizio nazionale di Protezione Civile.
I volontari vengono selezionati per capacità personali: tecniche e di conoscenza dell'ambiente montano, ma prendono comunque parte a un'attività formativa anche piuttosto complessa e articolata - sono 8 le Scuole nazionali, previste per legge, che si occupano di formazione, sviluppo di manovre e ricerca di nuovi materiali- e la permanenza nella struttura, per Statuto, è subordinata a precise verifiche tecniche periodiche.
Composto da poco più di 7000 tecnici, il Soccorso alpino e Speleologico si articola sul territorio nazionale in 21 Servizi regionali e provinciali, ai quali fanno capo 31 Delegazioni alpine e 16 Delegazioni speleologiche, con rispettive 242 Stazioni alpine e 27 Stazioni speleologiche. Tra i volontari del Lazio c’è il nostro collega Andrea, avvicinatosi alla speleologia circa una quarantina di anni fa e volontario del corpo di Soccorso da più di trent'anni.
“Noi facciamo soccorso in montagna e in grotta come nostra attività principale, ma siamo allertati e interveniamo anche in tutte le situazioni di emergenza di protezione civile che vengono convocate sia a livello nazionale che regionale” racconta. “Recentemente siamo stati chiamati in occasione dell'alluvione in Emilia Romagna sia quella del 2024 che quelle precedenti, ma siamo intervenuti anche nel Terremoto dell'Aquila e ad Amatrice. Ho iniziato come volontario perché man mano che si fa attività in montagna, ci si avvicina anche all'attività del soccorso, con la consapevolezza che ogni volta che c’è un incidente c’è qualcuno da salvare, spesso qualcuno che conosci o qualcuno con cui sei già stato in montagna o hai fatto attività.
Nello specifico io opero nella sezione speleologica: i soccorsi in grotta sono fortunatamente molto rari, ma generalmente molto complessi e impegnativi da organizzare e portare a termine. Sono interventi che richiedono sempre moltissima gente e un sacco di tempo, vanno pianificati e organizzati con attenzione. In genere il soccorritore non si espone a rischi particolari, perché opera all’interno di una struttura organizzativa ben composta, ma è necessaria un'attenzione particolare nel trasporto di eventuali feriti. E quindi devi essere operativo non solo per te, ma anche avendo attenzione alla al contesto in cui ti muovi e alle altre persone intorno.
Il momento più bello è sempre la fine delle operazioni di soccorso: quando uno riesce a mettere la testa fuori dalla grotta e tirare fuori la persona con la barella, medicarla –perché siamo in grado di portare il medico sul luogo dell'incidente e di prestare le prime cure agli infortunati- e poi vederla andare via attaccata all'elicottero che la porta in ospedale.”
Questo è uno spazio in cui segnalare iniziative promosse, auto-organizzate o da organizzare, o presentare progetti volti a migliore il processo di lavoro.
Come inviare le proposte:
Puoi farlo inviando un'e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro il giorno 15 di ogni mese per poterla pubblicare nella successiva uscita della newsletter.
Sì, viaggiare…
"Viaggio attraentissimo su un cemento liscio come un parquet, senza callaie insidiose o ciclisti o simili da mandare all'altro mondo..." è questo il resoconto, nella cronaca dell'inviato della Tribuna di Roma dell’escursione della prima auto, la Lancia Trikappa di Vittorio Emanuele III di Savoia, con a bordo il Re d’Italia e l’Ingegner Puricelli, che il 21 settembre del 1924 attraversò il primo tratto dell'Autostrada dei Laghi che collegava Milano a Varese.
A cento anni dalla costruzione della prima autostrada italiana, il MAXXI racconta un secolo di viaggi con Italia in movimento. Autostrade e futuro una mostra che spazia dai progetti storici ai cantieri in corso di realizzazione, una rete che vanta oggi un’estensione complessiva di circa 8.000 Km.
Curata da Pippo Ciorra con Angela Parente, in collaborazione con Autostrade per l’Italia, l’esposizione esplora il ruolo delle autostrade non solo come infrastrutture, ma come protagoniste del paesaggio, della società e dell’immaginario collettivo.
Quattro sezioni tematiche guidano in un viaggio tra progetti d’archivio, mappe, fotografie e video che raccontano la costruzione e l’evoluzione della rete autostradale. Documenti storici e mappe interattive tracciano un percorso che dal primo tracciato del 1924 arriva alle innovazioni green di oggi, firmate da protagonisti come lo studio RPBW di Renzo Piano.
Da Giovanni Michelucci a Jean Nouvel, l’architettura d’autore è protagonista di una sezione della mostra, mentre la sezione viaggio riflette su ciò che si offre allo sguardo del viaggiatore: dal respiro del paesaggio alle microarchitetture delle aree di sosta e dei punti di ristoro.
MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo
via Guido Reni, 4a
Dal 6 Dicembre 2024 al 2 Febbraio 2025
da martedì a domenica 11 – 19
la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
chiuso tutti i lunedì, il 1 maggio, e il 25 dicembre
Microforeste: una sfida ambientale, ecologica e sociale per una rigenerazione sostenibile
Città e comunità sostenibili, soluzioni nature-based innovative, biodiversità, educazione ambientale e inclusione sono i temi che ispirano un progetto che sperimenta la diffusione di Microforeste nei 15 Municipi della Capitale come cura per la rigenerazione dello spazio fisico, in chiave eco-sociale, e l'accrescimento della cultura della sostenibilità e della partecipazione. Target: le giovani generazioni.
Questa è la sfida che il Programma di Rigenerazione “15 progetti per la città dei 15 minuti” affronta, promuovendo, in collaborazione con la Sapienza e l’Università della Tuscia, le “Microforeste Eco-pedagogiche partecipate” come progetto flag-ship della “città dei 15 minuti”.
Nel 2024 nascono le prime 5 Microforeste destinate a crescere insieme ai bambini delle scuole e ai ragazzi dei licei, nei quartieri Tufello, Labaro, Gregna S. Andrea, Monteverde, Ottavia-Palmarola.
Appena 150 mq per 400 piante sono in grado di generare un ecosistema e una nuova forma urbana dove convergono la componente ambientale (vegetazione, biodiversità, clima, aria, acqua), la socialità e lo spazio fisico. Ogni Microforesta è un progetto ritagliato sui desideri delle comunità adottanti, si configura come un’Oasi multifunzionale dove un pubblico misto -e soprattutto i giovani e i giovanissimi- può svolgere attività diverse, passive e attive, ricreative e finalizzate all’osservazione, all’apprendimento, alla socializzazione.
Dai risultati dei questionari svolti dalla Sapienza su 160 alunni e studenti di scuole e licei coinvolti nel progetto emerge la consapevolezza dell’importanza della biodiversità e del rispetto dell’ambiente e la difficoltà ad agire concretamente per la tutela dell’ambiente. Questo rafforza l’indicazione di implementare azioni educative mirate non solo alla sensibilizzazione, ma che continuino a fornire strumenti concreti per il coinvolgimento attivo nella cura dell’ambiente, come la Microforesta, contribuendo a formare cittadini più consapevoli e responsabili.
L'anno che verrà
Quali sfide, quali nuovi impegni ci aspettano al varco, in questo inizio di nuovo anno? Ma soprattutto, quali novità nel nostro quotidiano lavorativo, quali prospettive di maggior benessere, serenità e, di conseguenza, maggior efficienza? Lo abbiamo chiesto al Direttore del Dipartimento, Gianni Gianfrancesco.